8 Febbraio 2017

…e tu non c’eri

Tu non c’eri
Erri De Luca ~ Cosimo Damiano Damato

 

“Ci sono ore che si posano sulla spalla e tengono compagnia per tutta la vita.
Le gocce di sudore che asciugavo alla fronte di tua madre stanno ancora qui nel mio palmo.”

 

 

In Tu non c’eri, breve racconto di Erri De Luca trasposto in un cortometraggio dalla regia di Cosimo Damiano Damato – empatico adattamento tra sceneggiatore e regista – , ci sono due uomini, un padre e un figlio. Del primo c’è un’ingombrante assenza, del secondo una presenza interlocutoria, ma decisa, che di quella mancanza racconta (senza chiederli) i danni.
Il primo ha i tratti segnati da venticinque anni di carcere per aver militato in una banda armata e la voce ieratica e quasi atona, a sottolineare una sorta di distanza dalla vita terrena, di Piero Pelù; il secondo è un giovane uomo, a breve padre a sua volta, un bellissimo “Michele Placido in fiore” dalla voce immateriale: suo figlio Brenno ne è, infatti, l’esatta fotocopia.
Il primo, parte delle “ultime reclute di un secolo rivoluzionario”, ha abdicato al proprio ruolo paterno per salvaguardare il figlio dalla “loro infezione”; il secondo ha portato il lutto di un padre ancora in vita, il cui nome era delimitato dal vuoto di una cornice.
Il loro è un dialogo immaginato e verticale svolgendosi lungo una parete di roccia assiduamente frequentata dal padre appena uscito di prigione. Il figlio, pur non sapendo scalare, ora intende emularlo anche per adempiere ad un volere conservato in una busta. È un dialogo metafisico tra due generazioni, “uguali e contrarie, vicine e lontane”: battaglie differenti mosse, tuttavia, dal medesimo vigore, dal medesimo scopo. Una “lotta comune” e una lotta individuale per un futuro migliore.
Luogo deputato alla perfezione di quel confronto, cui un congedo ed una consegna porrà fine, è la montagna, silente, dove esporsi al vuoto e al baratro si fa necessario.
Un’idea autobiografica muove spesso le opere di Erri De Luca. Tu non c’eri (cofanetto con libro e dvd per Aliberti compagnia editoriale) non ne è esente. C’è molto, infatti, della vita dello scrittore napoletano.
C’è il suo amore per la montagna e per le arrampicate sui suoi fianchi. “Una scalata – scrive ne Il più e il meno – è pure come uno spartito eseguito da uno strumento a fiato che va con la sua musica su una tastiera cieca.” Le note, nel corto di Damato sono quelle “aeree e psichedeliche” composte dal cantautore toscano.
C’è il suo piatto preferito, la parmigiana di melanzane, dal quale, dalla scomparsa della mamma, egli pratica l’astinenza, “un esilio alimentare“, dice. “Il lutto si sconta alla tavola invece che al cimitero”.
C’è una croce vuota senza il corpo inchiodato, rimando alle sue letture preferite.
Ed essendo Tu non c’eri una storia di libertà, che il regista ha dedicato a Dario Fo, ci sono ovviamente la rivoluzione, la ribellione, l’adesione alla resistenza verso la protervia, la prepotenza e la violenza dei poteri costituiti. Quella resistenza che in De Luca ha origini lontane assumendo la forma di “una noce” avversa al dominio che per istinto abusa.

“Ti è toccato un padre ben piantato in una generazione rivoluzionaria. Per quelli come me il pronome NOI non riguardava l’appartenenza a una famiglia, a una città, ma era rivolto ai coetanei della stessa lotta. NOI non è stato un pronome personale, ma il più forte pronome politico“, precisa il padre al figlio.

E c’è, come sempre – rischiando l’idolatria per tale iterazione di giudizio – tutta la sua straordinaria poesia.

 


“Scrivo parole che saranno costruite in immagini, in voci, accompagnate da una musica.
Scrivo parole che usciranno dalla pagina e se ne andranno all’aria in buona compagnia.
Mentre le scrivo, restano parole, vogliono bastare a se stesse.
Poi succede tutt’altro.
Il cinema è l’arte più corale, raduna competenze e specialità diverse.
Mi affascinano i titoli di coda, dove scorrono i nomi di una folla di maestranze varie.
Ecco il traguardo di quelle parole scritte nel vuoto che mi faccio intorno, ecco la loro buona sorte:
essere trasformate in altro dai molteplici.”

Erri De Luca

 

 

Recensioni