14 Settembre 2015

A Mantova la sovversione letteraria di Mario Vargas Llosa

 

Della potenza sovversiva della letteratura ha parlato il premio Nobel Mario Vargas Llosa in occasione della chiusura, a lui affidata, del Festivaletteratura di Mantova (9 – 13 settembre) dedicato, nella sua diciannovesima edizione, alla scrittura e alla ricerca del linguaggio.
Addentrandosi tra i numerosi temi anche in quello dell’arte dello scrivere, l’autore peruviano ha ricordato come i sistemi censori della cultura e, nella fattispecie, della letteratura, allignati nei regimi autoritari e totalitari, siano i veri nemici della democrazia, ravvisando in esse un pericolo per il potere delle cui strutture è sempre stato abile “cartografo”.
Perché i grandi romanzi anche mentendo dicono la verità.”
Dal romanzo, come manifestazione della finzione funzionale all’evasione dell’uomo dalla propria realtà per meglio comprenderla, nasce, infatti, la verità letteraria, una verità evocativa ed emotiva che presta fede anche a crismi “non ortodossi”. Esemplificativi sono capolavori indiscussi come Guerra e pace e La metamorfosi vedendo, il primo, un’alterazione di alcuni accadimenti storici e, il secondo, una trasformazione inverosimile per quanto veridica allegoria del “diverso”. Immagini letterarie, comunque, indelebili come quelle “della resistenza, della rivolta e della sconfitta dell’individuo” che l’autore di Conversazione nella “Catedral” profondamente delinea nelle sue rivoluzionarie trame labirintiche.

Cinco Esquinas è il titolo del nuovo romanzo di Mario Vargas Llosa in uscita nel 2016 e ambientato nell’omonimo quartiere coloniale di Lima, sentina di criminalità e violenza.

 

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