22 Giugno 2016

Rester Vivant

Michel Houellebecq
La lotta e la poesia
dal Palais de Tokyo di Parigi alla letteratura

 

 

Michel Houellebecq, France #17, stampa a colori del 2016 su carta Baryta montata su alluminio

Michel Houellebecq, France #17, stampa a colori del 2016 su carta Baryta montata su alluminio

 

 

Su un muro della stazione Sèvres-Babylone
ho visto uno strano graffito:
Dio ha voluto ineguaglianze non ingiustizie, c’era scritto.
Mi sono chiesto chi potesse essere quella persona così bene informata
sulle intenzioni di Dio.

[da Estensione del dominio della lotta]

 

Definita dallo stesso Michel Houellebecq in una recente intervista “un ritorno a qualcosa di meno polemico e più poetico”, Rester vivant è la mostra che il Palais de Tokyo di Parigi ospiterà da domani, 23 giugno, all’11 settembre prossimo.
Una monografica che esplora l’intera escursione artistica del controverso autore francese coniugando letteratura, filosofia, cinema e installazioni. Uno sguardo su paesaggi desolati in cui le tracce di umanità sono ombre sopravvissute alla materica “sofferenza dispiegata” del mondo, su scenari periferici alla felicità e su architetture avamposto della solitudine cui la condizione umana è irrimediabilmente condannata.
Il ritorno lirico dichiarato pare essere, infatti, una trasposizione dei suoi scritti, una rappresentazione per immagini della feroce, siderale e nichilistica poetica esposta nel breve saggio, un compendio sul “Metodo” del poeta/scrittore, da cui il titolo dell’esposizione è mutuato e contenuto ne La ricerca della felicità (1991). E di questa Ricerca (una raccolta di pensieri stralciati, da saggi brevi a poesie, da interventi su giornali ad interviste e annotazioni) il risultato è uno: “Non abbiate paura della felicità; non esiste”.
Perché per Houellebecq la verità può essere scandalosa, ma “senza di essa non c’è nulla che valga. Una visione onesta e ingenua del mondo è già un capolavoro”. Mediante la scrittura, faticosa, tutt’altro che un sollievo, egli, quindi, rievoca, precisa, introduce un sospetto di coerenza, “l’idea di un realismo”.
Il est temps de faire vos jeux” campeggia all’ingresso dell’esposizione. Un ondivago messaggio. Un invito a lanciare le proprie scommesse, a lasciare ogni speranza, ad arruolarsi scendendo in battaglia e prendendo coscienza. Un monito, eco di quel Ricordatevi, ancora una volta, del vostro ingresso nel dominio della lotta“.
Parcellizzata, atomizzata, la società per Houellebecq è governata dalla legge del mercato, dalla legge della domanda e dell’offerta con la conseguente riduzione di tutto e tutti a merce di scambio ed essendo mossa dall’individualismo destinata, pertanto, all’infelicità (e al delitto).
Il capitalismo è, infatti, per principio una lotta perpetua, uno stato di guerra permanente e laddove sia libero il gioco delle parti del sistema – del libero mercato – la sofferenza è la sua inevitabile deriva.
La sofferenza è.
451f-houellebecq_rester-vivant-aCommovente, profondo, visionario ed esulcerante, Estensione del dominio della lotta (Bompiani) è il romanzo d’esordio di Michel Houellebecq recante in sé il germe (già ben sviluppato) della violenza del mercato, con i risvolti nefasti del liberalismo e la sua possibilità delle relazioni umane declinata soltanto nell’atto sessuale meccanico, massificato, annichilente e quasi disturbante anche chi lo pratica.
Un manifesto cui le successive opere presteranno fede e svilupperanno raccontando di progresso, consumismo, concorrenza, individualismo, sperequazione, mediocrità, solitudine, asservimento, sessualità, paura, eternità.

“Decisamente, mi sono detto, nella nostra società il sesso rappresenta un secondo sistema di differenziazione, del tutto indipendente dal denaro; e si comporta come un sistema di differenziazione altrettanto spietato, se non di più. Tuttavia gli effetti di questi due sistemi sono strettamente equivalenti. Come il liberalismo economico incontrollato, e per ragioni analoghe, così il liberalismo sessuale produce fenomeni di depauperamento assoluto. Taluni fanno l’amore ogni giorno; altri lo fanno cinque o sei volte in tutta la vita, oppure mai. Taluni fanno l’amore con una decina di donne; altri con nessuna. È ciò che viene chiamato “legge del mercato”. In un sistema economico dove il licenziamento sia proibito, tutti riescono più o meno a trovare un posto. In un sistema sessuale dove l’adulterio sia proibito, tutti riescono più o meno a trovare il proprio compagno di talamo. In situazione economica perfettamente liberale, c’è chi accumula fortune considerevoli; altri marciscono nella disoccupazione e nella miseria. In situazione sessuale perfettamente liberale, c’è chi ha una vita erotica varia ed eccitante; altri sono ridotti alla masturbazione e alla solitudine. Il liberalismo economico è l’estensione del dominio della lotta, la sua estensione a tutte le età della vita e a tutte le classi della società. Altrettanto, il liberalismo sessuale è l’estensione del dominio della lotta, la sua estensione a tutte le età della vita e a tutte le classi della società. Sul piano economico, Raphael Tisserand appartiene alla schiera dei vincitori; sul piano sessuale, a quella dei vinti. Taluni vincono su entrambi i fronti; altri perdono su entrambi i fronti. Le imprese si disputano alcuni giovani laureati; le femmine si disputano alcuni giovani maschi; i maschi si disputano alcune giovani femmine; lo scompiglio e la confusione sono considerevoli.”

Se in Restare vivi Houellebecq si rivolge al poeta, ora, parlando in prima persona per bocca del protagonista – un trentenne analista-programmatore in una società di servizi informatici, ammantato dall’omologante e claustrale “cultura d’impresa” con la sua pretesa ordinatrice – guarda al lettore. E lo fa avvisandolo del tenore delle pagine che seguono.

“Per raggiungere lo scopo decisamente filosofico che mi propongo, invece, occorre sfrondare. Semplificare. Sterminare uno alla volta dettagli infiniti. Ad aiutarmi ci sarà il semplice gioco del movimento storico. Sotto i nostri occhi, il mondo si uniforma; i sistemi di telecomunicazione progrediscono, l’interno dei nostri appartamenti si arricchisce di nuovi congegni. Le relazioni umane divengono progressivamente impossibili, fatto che in proporzione riduce la possibilità di aneddoti di cui si compone una vita. E a poco a poco appare il volto della morte, in tutto il suo splendore. Il terzo millennio si annuncia proprio bene.”

Ossessioni di Michel Houellebecq sono, infatti, anche la morte e il suicidio, che paiono uniche strade salvifiche dinnanzi all’”irreversibilità assoluta di ogni processo di degrado una volta iniziato”, mentre la felicità e l’amore sono astratti concetti chimerici con cui i personaggi houellebecqiani, annoiati, apatici, egoici e anafettivi, devono sempre misurarsi. Fallendo.
C’è possibilità. C’è un potenziale glaciale di revanscismo. Ma sistematicamente risospinto.

“Tutto ciò che avrebbe potuto essere fonte di partecipazione, di piacere, di innocente armonia sensoriale, è diventato fonte di sofferenza e di sventura. Nel contempo avverto, con una violenza impressionante, la possibilità della gioia. È da anni che cammino accanto a un fantasma che mi rassomiglia, e che vive in un paradiso teorico, in stretta relazione con il mondo. Per molto tempo ho creduto che mi convenisse raggiungerlo. Ora basta.”

Nell’inanellarsi di fallimenti e di insuccessi nell’Estensione si avvicendano climax ciclotimici, bipolari. Si alterna la possibilità di un’isola felice alla “sberla mentale” e all’attesa della rivelazione di “un ordine estremo”. “Poi, solo il suicidio luccica lassù – ma anch’esso – inaccessibile.”
Ancora un fine mancato, come alla fine anche lo scopo della vita.

 

Milanesiana2016Straordinario interprete del mondo contemporaneo nella sua accezione visionaria e disvelatrice tanto da assurgere a ruolo di “economista” nel saggio Houellebecq economista” di Bernard Maris, una delle vittime della mattanza di Charlie Hebdo,  Michel Houellebecq sarà ospite de La Milanesiana, la rassegna di letteratura, musica, cinema, scienza, arte, filosofia e teatro che si terrà a Milano sempre da domani, 23 giugno, sino al 18 luglio. Ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, La Milanesiana nella sua 17^ edizione avrà come tema portante la Vanità. Allo scrittore francese il compito di chiudere la kermesse.

 

 

 

 

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