13 Settembre 2016

anche Vinci e Cercas

 

Pordenonelegge-festa-libro-autori-2016

 

Tra le centinaia di protagonisti, tra gli innumerevoli “libri e discorsi” dedicati alla narrazione e alla ricerca di Pordenonelegge La Festa del Libro con gli Autori (www.pordenonelegge.it), giunta alla XXVII edizione, da ricordare anche due appuntamenti trascendenti il facile chiacchiericcio e capaci di accendere dibattiti multidisciplinari.Simona-Vinci-La-prima-verita
Domani, mercoledì 14 settembre nel Convento di San Francesco alle ore 21, l’incontro con Simona Vinci, vincitrice del Premio Campiello 2016 con La prima verità edito da Einaudi. Dopo La scuola cattolica di Edoardo Albinati, Premio Strega 2016, un’altra storia scomoda, esulcerante e scandalosa. Una verità assoluta – lambendo i confini autobiografici – sulla follia governatrice dei pensieri sia dei deportati dell’isola lager, dell’isolamanicomio di Leros, in Grecia, sia della dittatura responsabile di quella realtà.
Ma, chi erano i pazzi in Qualcuno volò sul nido del cucùlo?

L’autentica letteratura non tranquillizza: inquieta; non semplifica la realtà: la complica” sostiene Javier Cercas nel saggio Il punto cieco. E alla sua letteratura, sabato 17 settembre alle ore 18 al Teatro Verdi di Pordenone, verrà consegnato il Premio FriulAdriaLa storia in un romanzo: per aver raccontato con assoluta maestria momenti cruciali della storia spagnola, dalla guerra civile al tentativo di colpo di stato del 1981 sino agli orrori del lager, ora ricorrendo alla mescola tra verità e finzione ora alla narrazione totalmente vera e consapevole che la storia possa essere “coerente e simmetrica, non casuale e imprevedibile”. Una narrazione contenente tutta la forza drammatica e il potenziale simbolico che si esige dalla letteratura.
Anche lo scrittore catalano è rigoroso nel rivendicare fermamente il ruolo della letteratura quale indispensabile strumento di indagine esistenziale affrancata dal suo esclusivo fine di intrattenimento. Destabilizzatrice, importuna, essa non deve dispensare certezze, soluzioni, antidoti, bensì insinuare dubbi, “sporcare” il nitore delle immagini, edificare interrogativi essendo le sue verità non tassative, gnomiche, anodine, bensì ambigue, contraddittorie, sediziose, ironiche.
È attraverso, infatti, l’ironia cervantina, teorizzata da Cercas, che la realtà mostra la propria natura perennemente equivoca, molteplice, proteiforme, contrastante, permettendo al lettore di individuare quel “punto cieco” di ogni romanzo accompagnandolo in un altrove prima sconosciuto.

Così scrive l’autore: Si è spesso argomentato che teologi, moralisti, commissari politici e intolleranti e fanatici di ogni colore hanno diffidato sempre del romanzo, e continuano a farlo, per lo stesso motivo per cui tutte le dittature e tutti i sistemi totalitari hanno cercato di proibirlo e di tenerlo sotto controllo: perché non esiste un romanzo degno di questo nome che non contenga un atteggiamento di dissidenza, una forma di ribellione o di protesta o di disobbedienza, un’impugnazione della realtà, nella misura in cui, attraverso la finzione, il romanzo postula una realtà diversa da quella dell’esperienza quotidiana, non sottoposta alle costrizioni e agli imperativi di quest’ultima: tutto ciò che precede mi sembra valido, ma aggiungerei che le differenze e i desideri di proibizione e di controllo che nel corso della sua storia hanno perseguitato il romanzo non sono soltanto in rapporto con tutto questo, ma anche ( e forse principalmente) con il fatto che le ambiguità, le ironie, gli equivoci e le certezze sfuggenti e contraddittorie che costituiscono il nerbo dei romanzi – e specialmente dei romanzi del punto cieco, che sono quelli che girano integralmente attorno ad esse – irritano e sconcertano  i dogmatici, li fanno insorgere perché sentono o intuiscono a ragione che rappresentano un’offensiva in piena regola contro le certezze senza incrinature e le verità eterne con cui si sostengono.”

Javier-Cercas-Premio-FiulAdria

 

 

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