26 Aprile 2016

La Strada della Fotografia

La via Emilia. Strade, viaggi, confini
XI edizione di Fotografia Europea 2016
Reggio Emilia

 

Klaus Kinold_Vedute di paesaggio sulla via Emilia

 

“La strada segna i confini, la via li taglia.
La via è comune. La strada è propria. Come le parole.
La lingua è comune, ma le parole sono proprie.”

Corrado Costa

 

Perciò una descrizione di paesaggio, essendo carica di temporalità, è sempre racconto: c’è un io in movimento che descrive un paesaggio in movimento, e ogni elemento del paesaggio è carico di una sua temporalità, della possibilità cioè di essere descritto in un altro momento presente o futuro...”
Tratta da un testo introduttivo della mostra Esplorazioni sulla via Emilia, la collettiva sul paesaggio di fotografi e scrittori del 1986 incentrata sulla storica strada, la frase di Italo Calvino accompagna idealmente l’esergo di Fotografia Europea 2016.
Sulla scorta delle suggestioni evocate dall’evento curato da Luigi Ghirri e destinato a divenire un’indelebile pagina della fotografia contemporanea, il Festival elegge a suo tema portante “la strada” partendo appunto dalla grande arteria romana che va “dal fiume al mare” per approdare alle vie del mondo, ai luoghi di transito e di confine nella società odierna.
E come vivido era il rapporto tra immagini e scrittura nelle Esplorazioni sulla via Emilia, così lo è anche in La via Emilia. Strade, viaggi, confini, titolo dell’Undicesima edizione della Rassegna, dimostrando come sia ancora possibile una descrizione individuale, come vi possa ancora essere un io narrante uno specifico paesaggio con uno specifico linguaggio. La strada rappresenta, allora, un testo su cui esercitare il proprio sguardo, un punto di partenza, cimento e innesco di un viaggio tra memoria e attualità, tra individualità e collettività.
E come la collettiva del 1986 raccontava “il volto di un paese reale”, così la “collettiva europea” rinarra quelle immagini sottolineando la metamorfosi sia del mondo sia delle modalità per rappresentarlo, dalla strada a senso unico, come condizione irrelata, di non appartenenza, quasi espungente l’identità, alla strada mondana regina della notte e dalla rivisitazione del fotofinish all’iPhonegraphy.
Le strade sono, dunque, bivalenti, bidirezionali, nella e della fotografia, con i loro confini, le loro frontiere e i loro transiti.
Promossa e organizzata dal Comune di Reggio Emilia, Fotografia Europea, che si terrà dal 6 maggio sino al 10 luglio, giunge all’XI edizione confermandosi quale significativo progetto sulla scena culturale internazionale.
Oltre alla ratifica delle canoniche prestigiose sedi espositive, numerose sono le novità contenutistiche e formali: dall’ingresso di Palazzo Magnani nel circuito delle mostre istituzionali alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna ed alla collaborazione con autorevoli realtà culturali e artistiche come la fondazione Mast (Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia) di Bologna, lo CSAC (Centro studi e archivio della comunicazione) dell’Università di Parma, l’associazione Linea di Confine di Rubiera e la Collezione Maramotti di Reggio, tutti impegnati a presentare mostre ed eventi collegati al Festival.
A partire dal week-end inaugurale, dal 6 all’8 maggio, si “incornicia di rosa”, dunque, un ricco programma di eventi, spettacoli, conferenze, educational e, ovviamente, di mostre: trentacinque sono quelle del circuito ufficiale, sei quelle dei nuovi partners e oltre trecento quelle del Circuito Off, la sezione indipendente del Festival, che nasce dalla spontanea iniziativa delle persone, conferma del simbiotico rapporto con il tessuto urbano.
Curata da un comitato scientifico composto da Diane Dufour, Elio Grazioli e da Walter Guadagnini, Fotografia Europea 2016 si configura, dunque, come confronto, fra differenti espressioni di creatività, su di una duplice prospettiva di lettura: quella storica e identitaria e quella della forte vocazione globale in cui si declinano, oggi, le accezioni di strade, viaggi e confini.

 

Chiostri di San Pietro
via Emilia San Pietro, 44/c

Quello spirito deputato a paradigma della nuova esplorazione fotografica del 1986 non mediante immagini dei luoghi più noti e visitati dalla tradizione bensì immagini del vissuto, della cultura della quotidianità e del nuovo che avanza, rivive in una (quasi) omonima selezione di opere esposte in quella storica occasione. Curata da Laura Gasparini, l’esposizione 1986. Esplorazioni sulla via Emilia ricrea il clima culturale di una delle più significative esperienze della storia della fotografia italiana con Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Vincenzo Castella, Giovanni Chiaramonte, Vittore Fossati, Luigi Ghirri, Guido Guidi, Mimmo Jodice, Klaus Kinold, Claude Nori, Cuchi White, Manfred Willman e Nino Criscenti. Presenti anche materiali storici, dal catalogo ai provini a contatto.

Sette autori, protagonisti assoluti del panorama fotografico contemporaneo nazionale e internazionale, sono chiamati a testimoniare la continuità dell’impegno viaggiando tra realtà e immaginazione, tra documentazione e invenzione in 2016. Nuove esplorazioni, a cura del comitato scientifico. Dalle “immagini ricorrenti” di Stefano Graziani, alla “Modena” di Antonio Rovaldi, dalla “via deserta” di Sebastian Stumpf a quella “stellare” di Davide Tranchina, dalle “geometrie” di Paolo Ventura alla “contaminazione” di Lorenzo Vitturi e alla “strada già vista” di Alain Bublex.

Ogni uomo è la propria terra” è il manifesto di Exile, il progetto fotografico, a cura di Andréa Holzherr, dell’agenzia Magnum Photos, presenza consolidata e tra le più apprezzate del Festival, che attraverso immagini di reportage, testimonia i numerosi conflitti internazionali succedutisi dopo la Seconda Guerra Mondiale e i fiumi di esiliati e rifugiati che ne derivarono. L’esilio negli scatti, tra gli altri, di Werner Bischof, Robert Capa, Stuart Franklin, Paolo Pellegrin, Chris Steele-Perkins, Philip Jones Griffiths, assume le sembianze di una strada ad un’unica direzione, una strada a senso unico, cui ritorno e inversione sono negati. Una condizione di non appartenenza, un luogo estraneo alla propria storia e cultura.

Presenza consolidata è anche il progetto Speciale Diciottoventicinque. Ne “I cieli in una stanza” sessanta ragazzi (di età compresa tra i 18 e i 25 anni), sotto il tutoraggio di Giorgio Barrera e Pietro Iori per la fotografia e Diego Zuelli per la sezione video (novità del Festival), si cimentano nella realizzazione di un progetto espositivo, dalla stesura del concept sino alla mostra finale.

La geografia immaginaria dei luoghi si è sviluppata grazie ai primi libri fotografici che ne hanno modellato la percezione umana dello spazio e del tempo. Dai suoi albori la fotografia è, infatti, strettamente legata all’esplorazione e alla conoscenza del territorio. Curata da Ilaria Campioli, Più di così non possiamo avvicinarci presenta volumi che utilizzano la stessa struttura narrativa e visuale tipica delle esplorazioni del XIX e XX secolo per una riflessione sulle complesse relazioni fra scoperta, viaggio e conquista.

Luigi Ghirri, Sassuolo, 1985 ©Eredi Luigi Ghirri Courtesy Biblioteca Panizzi

Luigi Ghirri, Sassuolo, 1985 ©Eredi Luigi Ghirri Courtesy Biblioteca Panizzi

Claude Nori, Motociclista, 1985 ©Claude NoriCourtesy Biblioteca Panizzi

Claude Nori, Motociclista, 1985 ©Claude NoriCourtesy Biblioteca Panizzi

Paolo Ventura, Via Emilia #1, 2016, Fotografia dipinta e collages, opera unica, 130 x 150 cm © Paolo Ventura

Paolo Ventura, Via Emilia #1, 2016, Fotografia dipinta e collages, opera unica, 130 x 150 cm © Paolo Ventura

 

Arriving immigrants, Haifa, Israël, 1949-50. © Robert Capa, International Center of Photography / Magnum Photos

Arriving immigrants, Haifa, Israël, 1949-50. © Robert Capa, International Center of Photography / Magnum Photos

Kakuma. Kenya, 2002 © Alex Majoli / Magnum Photos

Kakuma. Kenya, 2002 © Alex Majoli / Magnum Photos

 

Palazzo Magnani
corso Garibaldi, 29

La nuova sede del circuito ufficiale della Rassegna celebra un grande maestro del Novecento, famoso per la sua fotografia sociale, documentaria e di denuncia dell’America della crisi economica degli anni del New Deal.

WALKER EVANS. Anonymous, curata da David Campany, Jean-Paul Deridder e Sam Stourdzé, mostra, con oltre 150 immagini e 80 riviste, un inedito aspetto dell’artista in veste di pioniere della fotografia moderna, dell’editing, della scrittura e del design grafico. Un lavoro foto-redazionale, specchio delle condizioni del Paese, che sviluppò su numerose riviste americane a partire dal 1929 ritraendo, contrariamente ai culti imperanti del tempo, anonimi cittadini nella loro quotidianità.

Espressione, invece, della profonda influenza esercitata dal fotografo americano sul linguaggio poetico della generazione fotografica dell’immediato dopoguerra, è WALKER EVANS. Italia, a cura di Laura Gasparini. Accanto a 50 tra le sue più famose opere anche gli scatti di Gabriele Basilico, Olivo Barbieri, Guido Guidi, Luigi Ghirri, insieme con pubblicazioni appartenenti alle loro raccolte personali che documentano la presenza di Evans nella storia del cinema e della fotografia italiane.

Marcia Due, Walker Evans photographing in Virginia, 1973, Marcia Due and Jerry Thompson collection, Amenia, New York. © Marcia Due, NY

Marcia Due, Walker Evans photographing in Virginia, 1973, Marcia Due and Jerry Thompson collection, Amenia, New York. © Marcia Due, NY

Walker Evans, Hitchhikers near Vicksburg, Mississippi, 1936, Data Stampa 1980, Collezione privata, © Walker Evans Archive, The Metropolitan Museum of Art, New York

 

Spazio Gerra
piazza XXV aprile, 2

Una grande città della notte” era stata definita la via Emilia a metà degli anni Ottanta da Pier Vittorio Tondelli, un distretto del divertimento con oltre 35 sale da ballo nel raggio di 100 km. Tratte da Dancing in Emilia del 1978, le immagini di Gabriele Basilico trasposte in Disco Emilia ritraggono la prima fase di quel fenomeno sociale e culturale, memento di un’epopea del costume che portò alla fusione di musica, immagine, moda, tecnologia e spettacolo sfociando in un percorso di crescita esponenziale le cui contraddizioni sono tuttora presenti. Con i “passi di danza” dell’autore milanese dialogheranno quelli di Andrea Amadasi, Hyena e Arianna Lerussi in Last Night e di Antonio La Grotta in Paradise Discoteque.

Gabriele Basilico, Dancing in Emilia, 1978 @Gabriele Basilico

Gabriele Basilico, Dancing in Emilia, 1978
@Gabriele Basilico

 

Palazzo da Mosto
via Giovanni Battista Mari, 7

I temi del viaggio e del confine, nei loro aspetti sociali e individuali, interpretati mediante differenti idiomi (dalla fotografia alla videoinstallazione) sono affrontati da nove mostre personali in Dalla via Emilia al mondo. Curata dal comitato scientifico, la collettiva vede, quindi, la “storicità delle costruzioni territoriali” di Ziad Antar, la “pianura” di Paola De Pietri, la “via della seta” di Gulnara Kasmalieva & Muratbek Djumaliev, “il venerdì nero” di Kent Klich, le “percezioni frammentate e orizzontali” di Bettina Lockemann, “l’ignoto” di Maanantai Collective, “l’outer space” di Michael Najjar, “l’altro paese” di Paolo Pellegrin e le “interconnessioni” di Katja Stuke & Oliver Sieber.

Paolo Pellegrin, Ciudad Juarez, USA, 2011, base 17 cm © Paolo Pellegrin / Magnum Photos

Paolo Pellegrin, Ciudad Juarez, USA, 2011, base 17 cm
© Paolo Pellegrin / Magnum Photos

 

Maanantai Collective, Cloudberry, Lofoten, 2012, 64x52cm, Inkjet print, © Maanantai, Courtesy Galley Taik Persons

Maanantai Collective, Cloudberry, Lofoten, 2012, 64x52cm, Inkjet print, © Maanantai, Courtesy Galley Taik Persons

Paola De Pietri, Senza titolo dalla serie Questa Pianura, 2004, 138x110 cm, © Paola De Pietri, Courtesy Galleria Alberto Peola, Torino

Paola De Pietri, Senza titolo dalla serie Questa Pianura, 2004, 138×110 cm, © Paola De Pietri, Courtesy Galleria Alberto Peola, Torino

 

Palazzo dei Musei
via Spallanzani, 1

In mostra al Museo in cui “naturalmente” risiedono sono le Nature della Collezione Spallanzani “attraverso” il fotofinish reinventato da uno dei grandi maestri della fotografia italiana e internazionale. Paolo Gioli con Nature attraverso si confronta, così, con gli spazi e le raccolte di Palazzo San Francesco.

Poi ci siamo noi, tutti noi, che ogni tanto abbiamo bisogno di aiuto, non vorremmo mai, ma a volte succede, di essere in difficoltà, di avere bisogno di qualcuno che ci soccorra, che ci salvi, ma anche solo di una persona che ci parli, che ci consoli, che trascorra un poco del suo tempo con noi, anche se non ci conosce, anche se la sua vita è molto distante dalla nostra.” Vicino a noi, personale di Fabio Boni, celebra i 150 anni della Croce Rossa attraverso i ritratti dei suoi volontari.

Paolo Gioli, Nature attraverso, Cervone (elaphe quatuorlineata). Sala di zoologia, Musei Civici Reggio Emilia, 2016 © Paolo Gioli

Paolo Gioli, Nature attraverso, Cervone (elaphe quatuorlineata).
Sala di zoologia, Musei Civici Reggio Emilia, 2016 © Paolo Gioli

 

Chiostri di San Domenico
via Dante Alighieri, 11

Da sempre “camera oscura” per lo sviluppo di giovani e nuovi talenti, Fotografia Europea 2016 propone le esposizioni di cinque fotografi europei selezionati dal Comitato scientifico tra gli oltre 250 progetti pervenuti alla Pubblic call.

Ha una natura documentale e concettuale il progetto Padania Classic con il quale Filippo Minelli mostra il cambiamento del paesaggio architettonico contemporaneo padano dagli anni Ottanta ad oggi, tralasciando deliberatamente paesaggi naturali e patrimonio storico.

Con Italy&Italy Luca Santese e Pasquale Bove intendono articolare organicamente l’iconografia degli anni Novanta, decennio ingannevolmente prossimo, focalizzandosi sulla vita quotidiana e mondana della città di Rimini.

Ne In the country nowhere – Migrations to Europe Françoise Beauguion, riflettendo sul significato di topos, atopos, utopia e distopia, analizza il tema delle migrazioni in Europa, l’incessante errare fissato quando “la luce è in movimento e si fa scura.”

Un viaggio nel tempo e nello spazio” compiuto in auto da Ikuru Kuwajima attraverso le montagne del Pamir nel Tagikistan orientale lungo l’apparente eterno confine afgano è Trail.

Raccontare la strada significa raccontare il nostro passaggio nel mondo” affermano Cyrus Mahboubian e Sophie Nicole Culière. Wanderlust esprime questa traccia del racconto attraverso déjà vu mentali e il desiderio di nuovi spazi e nuove strade.

Françoise Beauguion, In the Country Nowhere - 06 Tanger, Morocco, 2015 Video caption ⓒ Françoise Beauguion

Françoise Beauguion, In the Country Nowhere – 06 Tanger, Morocco, 2015 Video caption ⓒ Françoise Beauguion

 

Palazzo Casotti
piazza Casotti, 1

Anche con Sideways, curata da Daniele De Luigi, protagonista è la giovane fotografia emergente. Esposti sono sette artisti under 35 selezionati attraverso il bando per la quarta edizione di Giovane Fotografia Italiana in collaborazione con GAI, Associazione per il circuito dei Giovani Artisti Italiani.

Federica Landi, SPECTRUM, © Federica Landi

Federica Landi, SPECTRUM, © Federica Landi

 

Galleria Parmeggiani
corso Cairoli, 2

Sintomatiche del desiderio del Festival di mantenere allignate le proprie radici e il proprio rapporto con il tessuto culturale che lo anima sono le due rassegne dedicate ad autori nati ed attivi sul territorio. Giuliano Ferrari con Viaggio nel tempo dell’iPhonegraphy riporta e attualizza, attraverso l’occhio dell’iPhone, le tappe del Grand Tour, il lungo viaggio che, a partire dal XVII secolo, ricchi giovani dell’aristocrazia europea intraprendevano per  conoscere l’antichità, la pittura rinascimentale e il paesaggio italiani, mentre Saverio Cantoni con Columnae Herculis: architetture di confine e strategie urbanistiche militarizzate, un progetto a cura di Giovanna Calvenzi, si fa interprete delle strategie architettoniche e urbanistiche che coinvolgono la costruzione e il mantenimento del confine meridionale della zona demilitarizzata tra le due Coree.

Giuliano Ferrari, Grand Tour, 2012 Caserta, © Giuliano Ferrari

Giuliano Ferrari, Grand Tour, 2012 Caserta, © Giuliano Ferrari

 

Ulteriori esposizioni grazie alla collaborazione
di Fotografia Europea con nuove realtà culturali e artistiche

 

Collezione Maramotti
via F.lli Cervi, 66, Reggio Emilia

How do I imagine to being there?, il progetto sulle sedimentazioni mnemoniche del paesaggio di Claudia Losi e So near, so far, lo sguardo di Paolo Simonazzi sul territorio emiliano, inteso come crocevia di comunicazioni e contaminazioni semantiche, culturali, linguistiche e visuali.

CSAC – Centro studi e archivio della comunicazione dell’Università di Parma
via Viazza di Paradigna, 1, Parma

Esplorazioni dell’archivio. Le fotografie della Via Emilia: una selezione di immagini fotografiche raccolte nel suo immenso Archivio, da quelle dell’Atelier Vasari di Roma a quelle di Bruno Stefani, da quelle dell’Atelier Villani di Bologna al confronto con l’opera degli autori protagonisti della nuova fotografia dell’ultimo quarto del Novecento.

MAST – Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia
via Speranza, 42, Bologna

Ceramica, Latte, Macchine e Logistica. Fotografie dell’Emilia Romagna al lavoro : lo sviluppo dell’Emilia Romagna negli ultimi decenni attraverso le fotografie di, tra i tanti, Olivo Barbieri, Tim Davis, William Guerrieri, Guido Guidi, Paola de Pietri, Franco Vaccari e Walter Niedermayr.

Associazione Linea di Confine – Corte Ospitale
via Fontana, 2, Rubiera, RE

Per strada: oltre 60 fotografie di Guido Guidi sulla via Emilia e sulle strade adiacenti, insieme con la serie degli scatti sul Teatro Bonci di Cesena realizzata nel 1984 con Luigi Ghirri, e con inediti di Esplorazioni sulla via Emilia.

Paolo Simonazzi, Quattro Castella, 2001 da “Tra la via Emilia e il West“, Courtesy Collezione Maramotti © Paolo Simonazzi

Paolo Simonazzi, Quattro Castella, 2001
da “Tra la via Emilia e il West“, Courtesy Collezione Maramotti © Paolo Simonazzi

Atelier Vasari Roma, Documentazione ANAS ante 1949: la Via Emilia, Emilia Romagna 1948-49, negativo 13x18 cm Courtesy CSAC Università di Parma/Sezione Fotografia

Atelier Vasari Roma, Documentazione ANAS ante 1949: la Via Emilia, Emilia Romagna 1948-49,
negativo 13×18 cm
Courtesy CSAC Università di Parma/Sezione Fotografia

Walter Niededermayr, Senza titolo, dalla serie TAV, viadotto Modena 2004

Walter Niededermayr, Senza titolo, dalla serie TAV, viadotto Modena 2004

 

Guido Guidi, Bertinoro, 1984, ©Guido Guidi

Guido Guidi, Bertinoro, 1984, ©Guido Guidi

 

Fotografia in testa all’articolo: Klaus Kinold, Vedute di paesaggio sulla via Emilia, ©Klaus Kinold Courtesy Biblioteca Panizzi

 

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