5 Luglio 2016

Scarabocchi, rigori, viaggi, confini, jazz…pois!_Estate

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Foriera di maggior tempo libero, l’estate può incoraggiare alla lettura, porta d’accesso a territori familiari o inesplorati, umani, animali, storici, tecnologici, psichedelici, capace di spostare il lettore dalla propria posizione di cinque, tre parole prima – anche una è sufficiente – facendo “vivere il tempo, rendendolo più intenso e meno comune”, cambiando la percezione del mondo o anche, semplicemente, intrattenendo.

 

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Per il suo centesimo libro, Andrea Camilleri cala il suo personaggio più amato, il commissario Moltabano, nella più urgente e urente attualità, impegnandolo, a supporto di una squadra speciale proveniente da Roma, nella gestione degli sbarchi, dei soccorsi ai migranti e nello smascheramento e cattura degli scafisti. Ne L’altro capo del filo (Sellerio), il mare è un’enorme fossa comune, complice inconsapevole di un inumano mercimonio e traghettatore di speranza e libertà. Il delitto (dal taglio “sartoriale”) sorprende tutti, anche Montalbano, quella notte a Vigàta in cui l’ennesima tragedia si consuma, lasciandolo con un gomitolo inestricabile tra le mani.

Si autodefinisce un sopravvissuto, Robert Ward, scrittore e sceneggiatore, tra le sue firme anche quella della serie televisiva culto Miami Vice. Nelle anime allo sbando che precipitano nella catena sociale per poi risalirvi, di cui è solito raccontare, egli, infatti, si identifica avendo vissuto sino ad ora un’esistenza al massimo delle sue potenzialità. Con Hollywood Requiem, che inaugura la collana The Outlaw I fuorilegge (dedicata alla letteratura americana) della Aliberti Compagnia Editoriale, Ward mostra sino a dove si possa arrivare per riappropriarsi del successo perduto, in una Hollywood in cui tra finzione e realtà le campane per lei, forse, suonano a morto.

Chiunque desidera possedere la fine del mondo”, recita l’incipit del nuovo romanzo di Don DeLillo. Zero K è lo zero assoluto, la temperatura alla quale il gotha dei ricchi e potenti viene mantenuta in animazione sospesa per sfuggire alla morte. Definita “la più saggia, la più ricca, la più divertente e la più commovente delle sue opere, un inno all’umanità e insieme una meditazione sulla morte e un abbraccio alla vita”, Zero K è un’abrasiva satira sul progresso tecnologico (tema caro all’autore) che rimanda inevitabilmente alla pellicola spagnola Apri gli occhi e al suo remake americano Vanilla Sky.
In attesa della pubblicazione italiana prevista per la fine dell’anno, nelle librerie è attualmente disponibile la versione in lingua edita da Picador.

451F-libri-estate-2016_Riva-Rabinyan-Zerocalcare

30 giugno 1990. Quarti di finale del Mondiale italiano di calcio. L’Argentina di Maradona contro la Jugoslavia, squadra di grandi talenti (“Se voi avete Baggio, noi di Baggio ne abbiamo sei) guidata da Ivica Osim, “il Professore”. Il rigore mancato che pose termine alla partita segnò idealmente la disgregazione di un Paese già avvelenato da ataviche tensioni etniche e un punto a favore della violenza. L’ultimo rigore di Faruk (Sellerio), come suggerisce il sottotitolo, è una storia di calcio e di guerra abilmente raccontata da Gigi Riva (omonimo del famoso calciatore) che, ora caporedattore centrale de l’Espresso, da inviato speciale de Il Giorno seguì in prima linea tutte le guerre balcaniche degli anni Novanta. Una storia, purtroppo ancora attuale, dello stretto e perverso rapporto tra sport e politica, di come “proprio per la sua popolarità, il calcio sia sempre servito al potere come strumento di propaganda.

La censura da parte del Ministero dell’Istruzione israeliano che lo ha bandito dalle scuole in quanto “minaccia all’identità ebraica” incentivante la propensione alle unioni matrimoniali “miste”, ha fatto impennare le sue vendite. Borderlife (Longanesi) della giovane scrittrice e sceneggiatrice israeliana Dorit Rabinyan, vincitore del premio Bernstein per la letteratura, è il romanzo “proibito” che è stato presentato in Italia lo scorso maggio al Salone del Libro di Torino. Messa all’indice è la storia d’amore, ambientata a New York, tra una traduttrice israeliana e un pittore palestinese. Una storia che “ha avuto l’ardire” di superare un confine etnico-religioso, nonché culturale, secondo alcuni invalicabile. Diversamente pensano altri, come tutti gli Istituti scolastici che hanno ignorato il divieto ministeriale.

“Facce, parole e scarabocchi da Rebibbia al confine turco siriano.”
La vita della resistenza curda del Rojava, una delle regioni calde ma poco “frequentate” dai media, attraverso tre viaggi compiuti in un anno, tra il novembre 2014 e il luglio 2015, in Turchia, Iraq e Siria. È questo ciò che le tavole di Kobane Calling (Bao Publishing) del fumettista romano Zerocalcare, iconoclasta figura emergente nel settore, documentano, confermando, come da tradizione, la natura autobiografica delle sue produzioni. Quasi un reportage giornalistico non tanto sulla guerra quanto sulla quotidianità di una realtà falsata o silenziata: quella della regione del Kurdistan siriano con la città di Kobane in cui donne e uomini indefessamente combattono contro l’avanzata dello Stato Islamico. Un “baluardo di estrema speranza per tutta l’umanità”.

451F-libri-estate-2016_Dallaglio-Cortazar-Kusama

Non solo è possibile girare il mondo in 80 giorni, ma farlo anche con esigue disponibilità economiche. In Viaggiare senza soldi (Iacobelli editore) Massimo Dallaglio illustra come lavorare all’estero sia una fattiva soluzione: non svolgendo attività a tempo indeterminato o ambiziose professioni con alte aspettative di guadagno bensì semplici mestieri che contemperino sufficiente sostentamento a tempo libero. 50 sono quelli elencati nel Manuale con i relativi link che indirizzano alle interviste di chi, con spirito di adattamento ed elasticità mentale (prerequisiti necessari), felicemente sta applicando in tutto il mondo le istruzioni “d’impiego”.

Neruda sosteneva che chi non leggesse Cortàzar fosse spacciato, che fosse affetto da una seria e invisibile malattia. Con la nuova edizione de El perseguidor, ora per l’edizione Sur L’inseguitore, è possibile sottrarsi a tale ferale condanna. Nel suo racconto più famoso del 1959 Julio Cortàzar celebra un grande protagonista del jazz, Charlie Parker attraverso il suo assonante alter ego finzionale, il sassofonista Johnny Carter fotografato negli ultimi giorni di vita. Una vita breve, inquieta, perennemente sul crinale tra dissolutezza e virtuosismo, tra autolesionismo e inseguimento di una realtà altra. Bianco e nero, di un’epoca certamente (ma appartenenti a tutte), abilmente raffigurati dalle incisive tavole del fumettista José Muñoz che impreziosiscono questo ispirato e intenso racconto evocando l’atmosfera della Ville Lumière degli anni Cinquanta dove spiccano i cameo letterari di Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir.

Lo Stregatto, il Bianconiglio, il Brucaliffo, Alice stessa sono presenti, ma lungi dalla tradizionale iconografia che da sempre li accompagna. Non poteva essere altrimenti Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie. Attraverso l’arte di Yayoi Kusama (Orecchio Acerbo Editore). Considerata la più grande artista giapponese vivente, classe 1929, Kusama “rivede” la storia riflessa nel suo personalissimo e psichedelico specchio/occhio rendendola ancor più lisergica, ipnotica e pop attraverso i pattern ossessivi, come i pois connotanti l’intera sua produzione, e coinvolgendo non solo le illustrazioni, ma anche il testo (qui nella traduzione di Milli Graffi).
L’Alice 3.0 (“Io, Kusama, sono la moderna Alice nel paese delle meraviglie“), che, per sua scelta, vive in un Ospedale psichiatrico, con l’iterazione grafica quasi esacerba la valenza anticonformista di Lewis Carroll che con il nonsense e il calembour sbeffeggiava le convenzioni e le incoerenze della cultura vittoriana.

 

blog-451F-libri-estate-2016“Come lo sai che sono matta?” disse Alice.
“Per forza” disse il gatto “altrimenti non saresti venuta qui”.

[Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie]
Lewis Carroll – Yayoi Kusama

 

 

 

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